05 ottobre 2006

Cajelli Santo Subito!

Da un po' di tempo, tra blog, forum di fumetti, msn, icq e chippiùnehapiùùnemetta c'è in giro una polemica tra autori/editori/consulenti/divi e servette sulla qualità e la popolarità del fumetto, su chi è più fico e su chi lo ha più grosso, poi oggi irrompe il Cajellli (santo subito) e si caisce il perchè lui è il mio supereroe preferito, in poche (?) righe sintetizza quando in assoluto si possa pensare della situazione fumettitica italiana oggi! Lucido e spietato nell'analisi, Diego non si perde e va dritto al centro.
Per i pigri che non vogliono arrivare fino al suo blog:

"Alternativamente, come un led che si accende e si spegne, secondo me hanno TUTTI ragione. Perché?
Perché il fumetto non è morto, è vivo, ed è difficile fare l’autopsia ad una creatura viva.
E’ difficile mettere un mezzo di comunicazione vivo dentro una scatola, dandogli una definizione precisa, non si può decidere che cos'è e cosa non è mentre il fumetto si muove.
Il nostro è il media più figo del mondo, una discussione simile, fatta per esempio sulla televisione, sarebbe già finita.
Il fumetto può essere giornaletto o graphic novel, può costare uno o duecento euro, può essere seriale o no, può essere popolare o per pochi iniziati. Comunque sia, è impossibile eliminare dal dizionario della lingua italiana il suo significato di aggettivo dispregiativo. Non si può. Cazzo siamo tutti adulti, impariamo a conviverci una buona volta con il fatto che fuori, là in strada, non ci prendono sul serio. Chi se ne fotte, lasciate che considerino Paola Perego più importante di Marjane Satrapi, è un problema loro, non mio. Dalle altre parti del mondo il mio lavoro è più considerato?
Io non vivo dalle altri parti del mondo, ma ho palle a sufficienza per vivere qui, dove quando dico che scrivo fumetti credono che io sia quello che mette le paroline nei ballon.
La realtà è questa.
Piove.
Potrebbe non piovere.
Già, ma piove…
Che cosa fai, ti bagni o parliamo di come non piove in Francia, in Svizzera o in Nepal?
Di queste cose io mi sono rotto le palle.
Sappiamo tutti l’amore che ci mettiamo nel fare ciò che facciamo, sappiamo tutti quanto impegno e forza ci vogliono per mettere assieme, una dopo l’altra, le tavole di Gipi, o parlo per me, quanto è faticoso scrivere bene 94 tavole di Zagor.
La differenza non è tra i giornaletti o le graphic novel, la differenza è tutta nell’onestà di chi sta disegnando o scrivendo.
E’ su questa onestà, è sul credere in ciò che si sta facendo, senza paraculismi, che si possono scavare i baratri delle differenze.
Roberto, Igort, Gipi, Ciampi, sono onesti, lo sono con coniugazioni diverse, ma lo sono.
Credono onestamente in quello che fanno.
Possiamo dire lo stesso dell’autore di “Tre metri sopra il cielo” o di Massimo Boldi, o di un qualsiasi stilista?
E poi c’è la parola arte.
“Arte”, assieme a “dissuasore di sosta”, “credito al consumo” e “diversamente abile”, fa parte di quell’elenco di parole che mi fa incazzare da morire.
Arte sta diventando un salvacondotto, un tana libera tutti, una parola magica da usare quando è più comodo.
Si fotta l’arte, lasciamola fare ai bambini ricchi.
Io sono orgoglioso di raccontare storie e di fare il mestiere che ho sempre sognato di fare.
E per farlo come dico io, credendoci, c’è un unico mezzo che mi permette di farlo.
I fumetti. Graphic Novel o giornalini che siano."

Grazie Diè!

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