17 marzo 2008
Kennedy e il PIL
Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava -tra l'altro- l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate.
Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.
Sono passati quarant'anni ed è ancora moderno e attuale.
"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta."
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5 commenti:
Quest' uomo era veramente un illuminato.
Peccato che la storia non lo ha lasciato agire.
Più che la storia direi quello che l'ha ucciso!
Grazie per avermi ricordato queste parole. Sarebbero da incidere sulla coscienza di ognuno di noi, da scolpire nel marmo e riproporre a qualsiasi generazione. Anni luce dai ciarlatani odierni.
Anzi, mi hai dato anche una bella idea...
intanto vado a copiaincollare nel blog. :)
L'ho visto all'inizio della scorsa puntata di Report. Davvero un discorso emozionante.
Anzi, direi che tutta la puntata era davvero da non perdere...
Fab
Ciao Paolo!
Vado letteralmente OT (scusa) e ti segnalo un blog interessantissimo per chi fa grafica (quasi sicuramente lo conosci già, ma non si sa mai):
http://www.gosquared.com/liquidicity/
ciao.
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