04 maggio 2007

Tavola Rotonda su una rivista




Mi piacerebbe provare a lanciare qui una specie di tavola rotonda, un banchetto dove poter chiacchierare tranquillamente su un tema che ultimamente sembra aver preso trasversalmente ii mio blog e quello di numerosi amici vale a dire la RIVISTA DI FUMETTI, il passato il presente e il futuro, quindi ecco il tema ufficiale della tavola rotonda e i punti da cui partire

APPUNTI SU UNA RIVISTA DA FARE!
(come fareste voi una rivista oggi?)


Per fare questo però devo mettere dei paletti, partire da alcune logiche conclusioni, che riassumo così:

- la rivista dovrebbe essere SOLO di fumetti oppure un contenitore
come quelle di una volta, con musica, cinema, dvd, internet ecc. ecc.?
- la rivista dovrebbe essere in bianco e nero o a colori?
- che prezzo dovrebbe avere?
- si è molto discusso su XL e sull'idea di progetto,
quale progetto dovrebbe avere questa nuova rivista?
- come dovrebbero essere scelti gli autori? in base a cosa? esordienti poco pagati?
affermati autori che si prestano per il solo gusto di avere uno spazio libero?
- la nuova rivista dovrebbe essere esclusiva delle fumetterie oppure cercare
più ampi consensi in librerie di varia?

Questo è quanto secondo me serve per iniziare, mi piacerebbe fin da ora coinvolgere un po' tutti gli amici (e i nemici), il dibattito è aperto...

91 commenti:

RRobe ha detto...

Dammi due giorni e ti rispondo (e ti mando pure quella roba!)

S3Keno ha detto...

si, vabbe'... mo' te sei montato la testa sui 60 e passa commenti raggiunti dal post su "Motel" e a 'sto punto cosa non ti inventeresti per aumentare il traffico del tuo blog, eh?
AH AH AH...

dai, scherzi a parte, vediamo che ne vien fuori ;)

S3Keno ha detto...

post scriptum:
e pure quell'altro amico tuo che c'ha bisogno di "due giorni" per scrive' quattro cazzate!!!
Nel frattempo deve salvare la Nazione?!?
ari-AH ari-AH ari-AH...

E io intanto già t'aumento il numero dei commenti ;)

ottokin ha detto...

Ma perchè avete scoperto che Blogger paga a commeti? Se è così fatemelo sapere :-)

DIFFORME ha detto...

manca cajelli e c'è tutta la factory!
anch'io medito e rispondo appena posso :)

Mastro Alberto Pagliaro ha detto...

Cazzo otto non te ne puoi uscire ora con questo post!!!! io devo andare a casa!!! maledetto!

mi piacerebbe una rivista che avesse queste caratteristiche.

-che fosse editata da un editore( uno che paga)

-che fosse diretta da uno che vuole raccontare storie e non esaltare la disperazione o i deliri personali degli autori.

-che i disegnatori sappiano disegnare.
il fumetto è fatto di regole, se uno non le conosce vada a fare altro.

- che la rivista sia a tema.

-vorrei una nuova frigidaire, ma curata graficamente come nova express.

vorrei aggiungere altro, ma rischio di perdere il treno!
maledetto!

a domani

Diego Cajelli ha detto...

Ecco il Cajelli!
Ora penso, elaboro e scrivo un post da me rimandando il tutto a qui.

Diè!

ausonia ha detto...

grazie dell'invito otto!
ci penso.

Niccolò Storai ha detto...

Secondo me le riviste non devono avere un tema ma lasciare liberi gli autori di pubblicare cose che amano; poi le storie possono piacere o meno ma questa è una questione di gusto.
Rispondendo ad uno dei quesiti di Otto penso che sarebbe molto divertente se le riviste potessero regalare oggettistica ispirata ai personaggi delle stesse ma in definitiva sono cose costose delle quali se ne può fare pure a meno.
Cmq sia, a me piacciono un sacco.

Evilex ha detto...

Ciao! davvero un bell'argomento di discussione.

Il mio modello ideale di rivista era Cyborg, sia per il tipo di storie che per com'era curata.
C'era l'inserto a colori, che potrebbe essere interessante riproporre, magari sempre realizzato da autori di punta, spazio per autori conosciuti e non, strisce e articoli in tema col genere trattato.
Magari la realizzerei un pelino meno monotematica, visto che la rivista di Brolli e C. era tutta impostata sull'allora dilagante fenomeno letterario del Cyberpunk.
Come dice Mastro Pagliaro, poi, niente pippe mentali, ma storie da leggere!
Mmmh... A ben pensarci forse una rivista così esisterebbe solo nei miei sogni...
Ok, mi sveglio e mi faccio un caffè! ;)

S3Keno ha detto...

Innanzi tutto parlo da LETTORE, non da autore e/o editore.
Ergo, di ogni questione riguardante "che fosse editata da un editore (uno che paga)" non me ne fregherebbe un accidenti... dato che a noi lettori degli accordi economici che stanno DIETRO ad una rivista non può fottercene di meno!!!
Casomai ci interessa che il prezzo di copertina sia buono (leggi: basso), da non doverci dilapidare la paghetta settimanale.

Detto questo, dovrebbe prima di tutto avere fumetti ben fatti.
Storie ben scritte, ben disegnate, possibilmente autoconclusive, e che - anche nella loro brevità (da rivista, quindi 4, 6, 8 o 12 tavole) - abbiano un senso, una narrazione logica con inizio/svolgimento/fine, con testi non ermetici, che rendano piacevole/divertente la lettura... cioè NON siano le pippe mentali astratte sperimentali alternative masturbatorie dell'autore di turno.

Dovrebbe avere una gran bella grafica, elegante, funzionale ed accattivante.
Dovrebbe esser ben stampata, e con una buona scelta di carte.
Se entrambi questi fattori fossero adeguatamente curati, personalmente la questione bianco/nero vs. colore passerebbe in secondo piano (dato che - per esempio - una buona grafica in bianco/nero rende meglio di una grafica mediocre a colori).

Idem per il tema: preferisco bei fumetti slegati tra loro piuttosto che un tema comune che abbassi il loro livello (cosa che si rischia spesso col tema, che "appiattisce" molte delle cose che avrebbero potuto avere maggiore potenzialità).

Più che di "progetto/progettualità" (che da Napoli in poi nun se ne po' più) tornerei a parlare di linea editoriale... che vuol dire tante cose, lo so... ma tra tante cose - per esempio - e la linea editoriale che apprezzerei di più, è quella che NON pubblica esordienti!!!

Infine, più 'sta rivista è distribuita, meglio è.
Quindi ben vengano sia fumetteria che libreria, dato che magari nella mia piccola cittadina di provincia non abbiamo una fumetteria, ma una libreria si.
E, da lettore, sarei contento di trovarla.

Niccolò Storai ha detto...

Stefano, una domanda; perchè la linea che più ti piace è quella che non pubblica esordienti?
Se questi ultimi sono in gamba, perchè no?

Diego Cajelli ha detto...

Ho detto la mia, da me...
Volevo copiare e incollare qui, ma non so come mai, blogger oggi fa un po' le bizze...

Diè!

ottokin ha detto...

Mi permetto io Diego di Copiare e incollare qui il tuo ottimo post, credo che tutta la discussione ne guadagnerà:

DA DIEGOZILLA

La rivista dei miei sogni è un oggetto.
E' il contenitore che prende metatestualmente il posto del contenuto, è un qualcosa che muta radicalmente la sua forma numero dopo numero.
Un numero ha le dimensioni, la fogliazione e la stessa carta e la stessa grafica di un elenco telefonico.
Il secondo è rotondo, con la copertina in vimini.
Il terzo è un cubo.
E via così.
Ma, ripeto, è la rivista dei miei sogni, probabilmente piacerebbe soltanto a me, e visto i materiali, i costi, e le cose che ci infilerei dentro dovrebbe costare almeno 100 euro a volume.

Passiamo alla rivista possibile.
Otto pone una serie di domande:

La rivista dovrebbe essere SOLO di fumetti oppure un contenitore
come quelle di una volta, con musica, cinema, dvd, internet ecc. ecc.?

A me piacerebbe un contenitore, con articoli vari, ma c’è un grosso ma.
Dipende da come sono scritti e di che cosa si parla.
Se devo leggere una recensione, un articolo o un reportage che posso leggere anche da altre parti, allora no.
I contenuti extra-fumettistici devono essere sublimi, particolari, unici.
Ricordo, per esempio, gli articoli spettacolari di Frigidaire o di Totem Magazine, erano cose che potevi leggere SOLO su quelle riviste e basta.
Se devo leggere l’ennesima rece dell’ultimo film al cinema, o dell’ultimo fumetto pubblicato, ne faccio volentieri a meno.
E comunque sia, la percentuale di pagine dedicate ai fumetti deve essere maggiore.

Piccola postilla.
Il racconto.
Nella sciagurata, malaugurata, nefanda idea che la redazione decida di inserire l’immancabile racconto (va da se che il racconto in una rivista di fumetti io non lo vedo di buon’occhio, pur avendone scritti e avendone infilato uno in Fresco) deve essere un racconto eccezionale.
Al costo di trovare un King inedito, per dire.
Assolutamente non deve essere un racconto di un esordiente.

Arrivati a questo punto, è evidente che per il sottoscritto, alla base della rivista c'è l'editor o la redazione che la dirige.
Di-ri-ge.
Ovvero dice: questo sì e questo no.

La rivista dovrebbe essere in bianco e nero o a colori?

Colori e Bianco e Nero.

Che prezzo dovrebbe avere?

Discutiamone.

Parliamo un momento dei fumetti da metterci dentro.

Una rivista, secondo me, deve essere concettualmente monotematica.
Il tema può essere nascosto o frontale, ma deve esserci.
Può essere dichiarato apertamente o appena percepibile, ma deve esserci.

Direi no al metafumetto.
La storiella sul fare fumetti fatta da chi, per ora di “importante”, ha fatto solo quella storia che parla di fare fumetti non la pubblicherei.
Pubblicherei però un metafumetto di Moebius che ci racconta il suo rapporto con Jean Giraud.

Le storie non devono avere nulla di minimamente seriale.
Devono finire, essere autoconclusive e complete.
Se, per motivi vari, si decidesse di pubblicare una storia a puntate, deve essere una storia pensata per essere a puntate.
Vale a dire con un cliffhanger pazzesco alla fine di ogni episodio, e non con un “continua” messo lì a minchia, perché hai preso un volume, l’hai affettato e me lo proponi a puntate.

Si è molto discusso su XL e sull'idea di progetto, quale progetto dovrebbe avere questa nuova rivista?

Ho sentito in giro di questa polemica sulla progettualità o meno…
A me però viene in mente Gino l’ingegnere.
Ingegner Gino, che cosa sta facendo?
Un ponte!
E quale progetto c’è dietro il suo ponte?
Questo qui…
Si vabbè, quelli sono i suoi disegni tecnici, noi vogliamo sapere quale progetto c’è dietro!
Che stia in piedi, e che regga il carico di persone e mezzi che lo attraverseranno.
Ecco.

Come dovrebbero essere scelti gli autori? in base a cosa? esordienti poco pagati?
affermati autori che si prestano per il solo gusto di avere uno spazio libero?

In base al Budget che viene dato a disposizione per la rivista, determinare i compensi, dando a tutti un qualcosa, tenendo conto del numero di tavole e del “peso” dei singoli autori.
Fa schifo come discorso?
Pace!

La nuova rivista dovrebbe essere esclusiva delle fumetterie oppure cercare
più ampi consensi in librerie di varia?

Io direi entrambe.

Un ultima domanda...
Ma una tavola rotonda, non incasina l'arredamento del salotto?
AH!
AH!
Scusatemi......

S3Keno ha detto...

• "perchè la linea che più ti piace è quella che non pubblica esordienti? Se questi ultimi sono in gamba, perchè no?"

Continuo a fare l'avvoocato del diavolo, ovvero parlo da lettore, non da "addetto".
Quindi, se ripenso ai motivi per cui acquistavo le riviste (e le acquistavo TUTTE), il motivo per cui aspettavo con ansia il mese successivo, erano gli autori che ci trovavo.
Anche "L' Eternauta", "Comic Art", "Corto Maltese", "Nova Express" o "Cyborg" a volte riempivano il menù con un po' di fuffa, in alcuni casi svuotando il loro magazzino... ed erano sempre pagine che saltavo a piè pari.
In fondo anche oggi, che non ci sono più riviste come quelle, è molto raro che - da lettore - acquisti l'albo di un esordiente, mentre nel 99% dei casi acquisto albi di firme che già conosco, e che mi piacciono.
So che risulta un po' cinico, ma - da lettore - dico che per me dovrebbe essere così per la riviata che vorrei leggere: trovarci cioè autori già rodati, già con una certa esperienza (quindi già noti), già "fidelizzati", che quasi sicuramente mi daranno buon fumetto.

RRobe ha detto...

Ok, ci ho cogitato sopra.
La rivista a fumetti è morta e una ragione ci sarà.
Dando per assunto che è morta, vine da chiedersi perché resuscitarla e come.

A mio avviso, senza soldi (tanti) e canali distributivi (forti) è inutile mettere in piedi qualcosa che sia in forma di rivista.

Senza soldi e senza canali distributivi, allora tanto vale fare una roba davvero underground.
Tosta, priva di compromessi, brutale nella forma e nei contenuti.
Roba da giovini, insomma.

ottokin ha detto...

Rrobe capisco il punto di vista (ma è un punto di vista?), per prima cosa non credo che la rivista sia morta, la rivista forse andrebbe aggiornata, la rivista forse portata nel 2007 con tutto quello che ne consegue, tu per ora non farti problemi economici o morali, preferisco l'atteggiamento di Stefano da lettore, mi piacerebbe sapere COSA TU COMPRERESTI se fosse una rivista, cosa ci vorresti, insomma, la rivista dei tuoi sogni no?

Per Stefano
Magari mi ricordo male, ma una delle cose per la quale decine di anni fa, comincia a fare tutto questo era perchè nessuna rivista all'epoca ci cagava di striscio e sai benissimo che all'epoca le riviste vendevano, forse poi hanno chiuso anche per il poco spazio dato ai giovani, in fin dei conti pensa a Roberto e John Doe, chi diavolo conosceva ora Burchielone se non ci pensava lui? (solo per fare un esempio eh...).

Per Diego
Hai scritto
"
I contenuti extra-fumettistici devono essere sublimi, particolari, unici.
Ricordo, per esempio, gli articoli spettacolari di Frigidaire o di Totem Magazine, erano cose che potevi leggere SOLO su quelle riviste e basta.
Se devo leggere l’ennesima rece dell’ultimo film al cinema, o dell’ultimo fumetto pubblicato, ne faccio volentieri a meno."

e ti chiedo, da scrittore a cosa ti riferevi? Nel mondo atuale tutti sanno tutto di tutto o fingono di saperlo, tu a che penseresti se dovessi scrivere qualcosa del genere?

Anonimo ha detto...

La rivista credo che dovrebbe nascere oggi non sulla carta. Un contenitore webbased, con cui testare autori e pubblico, per poi stampare su carta in raccolta i meritevoli, o quelli che hanno incontrato maggior favore.

La rivista dovrebbe avere un nucleo di base di persone di talento che condividono un gusto e un approccio all'arte e alla comunicazione.

Le riviste migliori lasciano sempre trasparire il divertimento e la tensione creativa del team redazionale.

Il non plus ultra sarebbe una rivista che benefici del cultural branding di qualche multinazionale, per un progetto stile Colors, multilingua (pensate quanto sarebbe facile farlo con webcomics), con talenti veri alla grafica, e con redattori che sappiano parlare e scrivere nella loro lingua di riferimento.

(Mi sembra che, oggi, già l'italiano sia un miraggio per alcuni "curatori" o "editor".)

Vedrei bene racconti di narrativa, a patto che siano eventi veri: un po' come su Playboy US.

No reviews, redazionali o altro con cui saldare conti con nemici e amici. Se qualcuno/qualcosa piace, lo si invita a partecipare. Se qualcuno non piace, no. Bom.

Gli esordienti, pochi, dovrebbero essere selezionati duramente, e avere l'opportunità di farsi davvero conoscere. Pubblicati per il loro talento e non per riempire pagine vuote.

L'editore di questa rivista dovrebbe avere un'idea precisa di distribuzione, di funding, di mercato pubblicitario di riferimento, di comunicazione.

Penso a un Wallpaper (con il 75% di pagine a fumetti), ecco. Che indichi strade, percorsi da seguire, che riesca a imporre personalità artistiche, che lasci il segno.

ottokin ha detto...

Bene Marco, davvero molto bene, il mio sogno da "giovane" era fare una specie di Interview (Andy Wharol) del fumetto, non ho mai capito il perchè da noi non si + mai tentata la strada di una rivista patinatissima, elegante graficamente e ben fatta e studiata che avesse come fulcro il fumetto e i media ad esso legati.
Una volta con Stefano nel tentativo di realizzarla arrivammo fino ad uno dei direttori editoriale del Grupppo Espresso (questa la sanno davvero in pochi), saranno passati orma dieci anni dallora, ci furono mesi di contatti, di riunioni, di presentazioni e poi ci spiegarono che nelle tipologia piramidale del Gruppo il fumetto non avrebbe mai portato abbastanza lettori per reggere la piramide. Credo forse che avevamo precorso i tempi, ora per come è strutturato il nostro sistema culturale, secondo me i tempi sono maturi, un ottima fetta del mondo culturale mondiale gira intorno al fumetto e si cortocircuita con esso, film, serial televisivi, autori, sceneggiatori ecc. ecc. sono tutti connessi o quasi al fumetto, forse dipende anche dal fatto che un intera generazione (quella nata fine anni 60 inizio 70) è arrivato al posto di comando, è adulta, è una generazione cresciuta a cartoni animati e telefilm (guardacaso) e ha quelli come punti di riferimento culturali. Riguardo a COlors credo sia uno degli ultimi esperimenti mediatici ancora attivi e funzionanti, nato con un progetto ben preciso che era si quello di fare da sponsor a benetton, ma che Toscani usò mirabilemnte per farsi conoscere nel migliore dei modi.


...non finisce qui

Mr.Atomico ha detto...

Porca miseria, questa sì che è una discussione coi controcosi!
Per quanto mi riguarda: il modello "Frigidaire", rivisto ed aggiornato all'oggi, mi sembra ancora il migliore(considerando la presenza massiccia di albi e di serie di tutti i generi, potrebbe ancora garantire una certa alternativa)!
Il problema è che non vedo nessun Tamburini all'orizzonte...

RRobe ha detto...

Da lettore?
Vorrei una rivista oscenamente catchy.
Patinata, di grande formato, coloratissima, con un botto di pagine e articoli ben scritti ma aggressivi e provocatori.
Vorrei che il fumetto ci "splendesse" dentro come se fosse una rivista di moda ma che l'attitudine fosse quella di un 2000 Ad, di un Heav Metal o di un Frigidaire dei tempi belli.
Ecco, vorrei un Frigidaire fighetto e commerciale.

Diego Cajelli ha detto...

Otto...
Più che dell'ultimo libro letto o dell'ultimo film visto, io recensirei le fermate della metropolitana o troverei un puttaniere che mi faccia delle rece sulle ultime escort con cui è andato.
Articoli?
Mi piacerebbe Roberto Saviano che mi spiega da dove arrivano i Pastarito Pizzarito.

Diè!

senility ha detto...

diego,la rivista dei tuoi sogni esiste (quella che costa un sacco e e ha formati ogni volta assurdi e diversi) me ne parlò Ausonia, chiedi a lui...
le recensioni delle troie sono sull'ultimo o penultimo numero di linus.


mi sembra che il discorso parta dal presupposto che la rivista sia il fine.

io credo che una rivista sia un mezzo. se non si ha qualcosa da dire non ha senso parlare. il problema non è che sia a colori o in bianco e nero, che costi tanto o poco. le domanmde da porsi non sono che grammatura deve avere la carta,
la domanda è:
perchè fare una rivista?

ottokin ha detto...

Rrobe

ci avrei scommesso che da lettore ne vorresti una così e per la prima volta ti dico che sono d'accordo con te, ANCH'IO LA VOGLIO COSI' dove sta scritto che dove si parla di fumetti bisogna sempre essere un po' sfigati e autoghettizzarsi. Lo volevo dire anche durante la discussa conferenza di XL a Napoli, OK parlare del fumetto dentro un megacontenitore come quello, ma perchè autofinirsi ANDERGRAUND ee basta?

Diego
Hai reso l'idea perfettamente, esistono ancora casi editoriali come Saviano che se non fosse stato minacciato (altro che Guerilla Marketing!) non avrebbe venduto una ceppa! Perchè non scovare altre notizie, altri autori, altri punti di vista?

Perissi

Con tutto il rispetto pensi che Tamburini era tamburini fin dalla nascita? Sono uno prevalentemente nostalgico, ma cacchio se non ci pensiamo da soli a scovarci un Tamburini in giro (non ci credo che non esistono più) chi vuoi che lo faccia? Non è per questo che fate Motel?

Senility

Le cose da dire ce ne sono, forse ci stiamo appiattando un po' ma se i tuoi oggetti hanno cose da dire perchè non possiamo farlo noI? :-))

senility ha detto...

no no, quando dicevo "se non si ha qualcosa da dire non ha senso parlare" non intendevo questa discussione (altrimenti non sarei intervenuto) intendevo che se si vuol fare una rivista si deve avere qualcosa da dire... in effetti non era molto comprensibile.

la mia domanda non era polemica, e la ripropongo:

perchè fare una rivista?

ottokin ha detto...

Potrei banalmente rigirarla con un semplice "perchè non farla"?
Ma non mi basta, questa tavola rotonda serve a cneh a questo no? Capire se c'è bisogno, voglia, intenzione e motivazioni. Personalmente mi piacerebbe, stavolta parlo da lettore, andar ein edicola e trovare dopo anni una bella rivista che sappia divertirmi e rimanere stupito e contento nel leggerla, che sappia evidenziare la cultura fumettistica senza annoiare o essere troppo pomposa. Ecco per questo a me piacerebbe fare una rivista di fumetti.

Mastro Alberto Pagliaro ha detto...

una rivista è giustificata solo dalla volontà di un gruppo di autori di collaborare insieme, seguendo una sorta di manifesto artistico, ideologico o semplicemente un tema.
Io qua ci vedo la difficoltà di realizzare una rivista.
Con la morte delle riviste , ogni autore si è mosso per fatti propri.
Qui a firenze esistevano i Maivisti, di cui facevo parte, insieme ad Ausonia e alla Lucia Mattioli. Ci univa la stima e la voglia di collaborare insieme, anche se poi ognuno aveva ed ha, visioni diverse.
La forza di Frigidaire era il gruppo, adesso una situazione simile la posso riscontrare per canicola.
Credo che sia difficile pensare una rivista a tavolino, è fondamentale che prima ci sia una reale volontà di collaborare da parte degli autori.

La rivista dei sogni di Cajelli esiste, se non sbaglio l'ha realizzata Tom ford, prima di diventare il direttore creativo di Gucci.

Mi vorrei soffermare un attimo su cosa erano le riviste per me.
Le riviste per me erano qualcosa di veramente incredibile, erano pensate per stupire, da disegnatore, dopo averle sfogliate me ne stavo giorni a casa a disegnare, a cercare di capire come fosse possibile disegnare quelle cose. Mi piacerebbe una rivista che pubblicasse, Frezzato, barbucci e canepa, stefano ricci e Gipi.
Abbiamo bisogno di autori che ci facciano rimanere a bocca aperta.
Abbiamo bisogno di autori che ci facciano capire il senso del lavoro, dello studio, della ricerca, abbiamo bisogno di persone che ci portino a studiare, a capire.
Da insegnante mi sento spesso dire dai miei allievi le seguenti frasi:
"ecchecivuoleafarequesto?"
"masepubblicanolui.."

se questi allievi avessero visto le riviste di una volta, frasi del genere non le pronuncerebbero nemmeno sotto tortura.
ciao

ausonia ha detto...

concordo pienamente con mastro.
parola per parola.
diciamo che stavo per scrivere una cosa molto simile alla sua.

ovviamente una rivista così organizzata ha bisogno di soldi. perché si parla di autori affermati che è giusto siano pagati. e allora ripensare ai tipi de l'espresso o simili non sarebbe male.

aggiungo solo:
il bianco e nero non ha senso. visto che adesso anche i quotidiani sono a colori.
e che non comprerei una rivista fighetta e commerciale (ma insomma: ottokin ci invita a sognare e non abbiamo niente di meglio che fare sogni commerciali? sad......).

Greta Bartoli ha detto...

Gli artisti che hanno fatto grandi certe riviste (Il Mago, Orient Express, ma anche Il Male, perché no?) erano capaci di farci indignare. Erano un passo avanti e uno di lato, rispetto anche all'intellighenzia e al costume del tempo. Io - diciamo abbastanza per caso - mi trovo a dirigere due riviste-contenitore superstiti, che non sono mai state all'avanguardia ma che hanno intrattenuto gagliardamente i lettori per 32 anni. Appena subentrato al timone, mi hanno detto: "Hai delle ideee? Bravo. Tienile per te. E vai sempre dritto, senza cambiare rotta."
All'inizio, un po' mi sono indignato. Adesso ribatto la palla a voi: Lanciostory e Skorpio, almeno, hanno il pregio di resistere. C'è spazio per una nuova rivista? Io dico di sì. Per gli autori, sarebbe una bella vetrina e un momento di confronto col pubblico e con i colleghi. Ma i lettori la vogliono? Siamo abbastanza bravi a fargliela volere? Io dico non lo so. E perché non lo so? Perché è sempre più difficile far indignare qualcuno e fargli posare il telecomando, il joystick, la tastiera. E allora? Multimediale, cartaceo patinato e distribuzione anche nelle librerie di varia. Soldi. Tanti soldi.

Niccolò Storai ha detto...

Non c' è niente da fare, il problema sono sempre e solo i soldi, bhè, non solo ma sicuramente rappresentano un ostacolo non indifferente.
Secondo me meglio che ci sia una rivista in più che una rivista in meno; possono cmq sempre servire come vetrina. Con Motel per esempio mi piace l'idea di poter dare una vetrina a persone che non hanno stili facilmente collocabili nel nostro mercato che non sono assimilabili alle logiche editoriali di Bonelli o della Disney.
Poi che la rivista che gestisco io assieme a Perissinotto sia enormemente migliorabile è discorso già affrontato.

Niccolò Storai ha detto...

Per Ausonia, una mia perplessità, perchè dici che il bianco e nero non ha senso?

ausonia ha detto...

bravissimo lollo. davvero.
il punto è proprio quello: "Siamo abbastanza bravi a fargliela volere?".

io credo che un autore abbia solo un compito/dovere: creare interesse verso ciò che racconta e non: assecondare semplicemente i gusti del lettore.

ausonia ha detto...

niccolò: credo di averlo spiegato.
siamo nel 2007.
come dice lollo dovremmo competere con videogiochi, internet e tv.
partiamo almeno dal colore... per la miseria.

senility ha detto...

ecco anche questa cosa della vetrina... non è che sia tanto bella... la vetrina può avere solo un accezione commerciale, e la funzione è semplicemente pubblicitaria... agli autori interessa stare in vetrina? ai lettori piace stare a guardare le vetrine?

il discorso che bisogna competere con altri media mi sembra una giustificazione poco solida, e che comunque non porta da nessuna parte... e anche pensare di risolverla facendo delle cose colorate, mi sembra un pò puerile.

le riviste non competono di certo con i videogiochi, le riviste sono state sostituite (in molti casi egregiamente) da sistemi di informazione via internet.
(per favore, non ditemi che le riviste di moda vendono, lo so, ma non è di quello che sto parlando)
internet ha creato una possibilità di ricevere informazioni ben più ampia di quelle che ti può dare una rivista, e questo vale per quasi tutti gli argomenti.
la periodocità e la brevità dei contenuti di una rivista è perfettamente assimilabile al sistema di fruizione via web.

questo discorso non vale, per ora, per i fumetti.
diciamo che questa cosa è stata capita perfettamente da "Canicola",
rivista contenitore con una certa coerenza grafica, completamente scevra da contenuti esterni al fumetto.
il problema di Canicola? non dice niente,(a parte uno o due autori) e lo fa in maniera da far cadere la colpa sul lettore.

il problema delle riviste non è che siano a colori, ma che gli autori non hanno un cazzo da dire. quelli che hanno qualcosa da dire fanno albi per i cazzi loro, e sono così pochi che è molto difficile che un numero abbastanza ampio possa condividere alcuni ideali che portino alla creazione di uno sforzo comune.

ausonia ha detto...

dai... cavolo. non era un discorso sul facciamo "cose COLORATE"...
semplicemente che la rivista in bianco e nero è anacronistica. capito meglio, ora?

ausonia ha detto...

comunque credo che autori validi ce ne siano. è che bisogna farli partecipare. non basta un: "fammi una storia breve su quello che ti pare".
è farli entrare nel merito della testata. la reedazione di frigidaire era composta da tutti gli autori. sparagna, da solo... mmh...

senility ha detto...

...il fatto è che è anacronistico fare una rivista... un 486 con l'ultimo design della apple è comunque obsoleto.

quello che dici sul gruppo di autori è il punto focale: condivisione di ideali. è questo che serve per fare una rivista, molto prima dei soldi e dei colori.
(dando per scontate le capacità tecniche dei partecipanti)

ausonia ha detto...

ok.
ma sull'anacronismo della rivista non sono d'accordo. i fumetti su internet non funzionano. questo lo hanno capito tutti... quindi quello che dici: "condivisione di ideali. è questo che serve per fare una rivista, molto prima dei soldi e dei colori.
(dando per scontate le capacità tecniche dei partecipanti)"
mi sembrerebbe un bel punto di partenza.

Niccolò Storai ha detto...

Alcune riviste a colori alla fine non sono riuscite a rimanere.
Penso a Brand New per esempio, credo cmq che Senility ed Ausonia abbiano centrato un punto molto interessante; quello degli ideali comuni.
L' enorme errore che ho fatto io con il primo numero di Motel è stato proprio quello che Francesco riassume nella frase "fammi una storia breve su quello che ti pare" , pensavo che lasciando libertà totale all' autore si potesse ottenere qualcosa di molto interessante.
Evidentemente questo non basta, c' è da meditare a riguardo.
Scusate se torno sull' argomento di qualche post precedente ma come potete capire è una cosa che molto importante per me.

ausonia ha detto...

niccolò: non hai capito. non significa indirizzare l'autore, togliendogli così libertà espressiva.

...

rileggi bene.

ausonia ha detto...

brand new aveva solo il colore.

Niccolò Storai ha detto...

Ausonia, ho riletto, avevo preso un granchio, scusa.

ottokin ha detto...

Cerchiamo di non porci limiti e nascondersi dietro al classico "ci vorrebbero i soldi" piuttosto cerchiamo di capire il perchè delle cose. Perchè del colore piuttosto che il B/N, il perchè di delle scelte insomma senza che sto a riassumervele, cerchiamo davvero di andare a fondo alla questione e cerchiamo di arrivare a delle conclusioni seppur (ovviamente) sommarie.

Proprio sul colore, ritengo che a volte un bianco e nero se utilizzato come si deve posso tirare fuori segni e disegni che magari il colore occulta involontariamente e poi è come dire che siccome al giorno d'oggi ci sono gli effetti speciali allora bisgona usarli per forza no? Resto convinto che ogniuno deva utlizzare i mezzi che meglio lo aiutano ad arrivare al risultato che lui stesso voleva ottonere.

Anonimo ha detto...

Secondo me se fai una rivista in ogni caso ti devi confrontare con il pubblico. E con i soldi.
Le riviste solitamente contengono tanti autori con stili molto diversi tra loro. E praticamente impossibile che al lettore possano piacere tutti, per cui quando io devo scegliere se comprare una rivista dove ci sono tre autori che mi piacciono con 5 pagine a testa e 3 che non mi piacciono per 6 euro oppure comprarmi per 4 un albo di 100 pagine di un autore che mi piace, io mi compro l'albo.
è una cosa brutta da dire, ma con i soldi bisogna farci i conti eccome, perchè chi i fumetti e le riviste le compra con i soldi i conti li fa.
Se fino agli anni ottanta le riviste si vendevano era anche perchè in quegli anni c'era un altro contesto.
Se quelle stesse riviste alla fine hanno chiuso ci sarà un motivo, e non credo che la colpa sia semplicemente del fatto che non ci sono più bravi autori, o che i lettori adesso non capiscono più niente.
Poi mi viene da ridere quando Autori professionisti bravi criticano le riviste che stanno uscendo adesso, perchè ci sono esordienti che commettono errori da esordienti. è chiaro che all'inizio l'esperienza manca.
Si organizzassero tra loro e facessero una rivista coi contro cazzi.

Un ultima cosa, ma veramente il fumetto deve per forza dire qualcosa di profondo, o fare critica sociale, o roba del genere? Perchè non ci possono stare delle storie di semplice intrattenimento? Quando sento dire che un autore non ha niente da dire, penso che quell'autore forse voleva semplicemente raccontare una storia, senza per forza dire che Bush è uno stronzo.

Mr.Atomico ha detto...

Ottokin, sono sicuro che esistano anche più Tamburini di allora, hai ragione, tutto sta a stanarli o metterli alla prova (e qui diventa imprescindibile la presenza di un editore con gli stracazzi!). Io, però, collaboro a "Motel" (che, è bene ricordarlo, dirige Niccolò) con scopi diversi; gli obiettivi di un trimestrale da fumetteria, con prospettive di vendita di 1000 copie, sono altri. Ho semmai fatto, con Andrea Longhi, "Monstars" con -in parte- la speranza di scovare nuovi autori "forti" in giro per il mondo. Ci riusciremo? il primo numero ci fa ben sperare... vedremo cosa ci riververà il futuro.

Ausonia, ora capisco meglio le tue posizioni, pur non condividendole.
Ma siamo semplicemente diversi, e qui sta il bello, non trovi?

S3Keno ha detto...

>"per cui quando io devo scegliere se comprare una rivista dove ci sono tre autori che mi piacciono con 5 pagine a testa e 3 che non mi piacciono per 6 euro oppure comprarmi per 4 un albo di 100 pagine di un autore che mi piace, io mi compro l'albo"

• Oppure mi compro per 3,60 il mio pacchetto di sigarette quotidiano, no?

>"Un ultima cosa, ma veramente il fumetto deve per forza dire qualcosa di profondo, o fare critica sociale, o roba del genere? Perchè non ci possono stare delle storie di semplice intrattenimento?"

• E chi l'ha detta - qui - 'sta cosa?

senility ha detto...

baldassarre dice:
"...quando io devo scegliere se comprare una rivista dove ci sono tre autori che mi piacciono con 5 pagine a testa e 3 che non mi piacciono per 6 euro oppure comprarmi per 4 un albo di 100 pagine di un autore che mi piace, io mi compro l'albo."

questo è il motivo principale per cui non ha alcun senso fare una rivista di fumetto commerciale/di intrattenimento.

ancora baldassarre "Un ultima cosa, ma veramente il fumetto deve per forza dire qualcosa di profondo, o fare critica sociale, o roba del genere?"

si.
sarebbe bene lo facesse sempre, è obbligatorio nel caso in cui non si stia facendo un fumetto di 100 pagine che costa 4 euro, un fumetto che non dice niente appunto, magari pur raccontando una storia.

sempre il re magio:"Quando sento dire che un autore non ha niente da dire, penso che quell'autore forse voleva semplicemente raccontare una storia, senza per forza dire che Bush è uno stronzo."

hai mai letto Canicola?

Anonimo ha detto...

sk3no:
• Oppure mi compro per 3,60 il mio pacchetto di sigarette quotidiano, no?

Io spesso son costretto a fare dei tagli sui fumetti che compro, se ora comprassi una rivista, sarebbe la prima cosa che taglierei.
Premesso che non fumo, se un fumatore non può comprare entrambe le cose, sicuramente si compra il suo pacchetto di sigarette giornaliero. Sta proprio qui il punto. Io brand new non l'ho mai comprato perchè costava troppo e non tutto quello che c'era dentro mi piaceva.

Cmq il mio commento precedente era
troppo lungo e forse non si è capito quello che volevo dire.
Secondo me la domanda da porsi è: "ha senso oggi fare una rivista?" Secondo me no.
Secondo me molti di quelli che oggi vogliono fare una rivista sono semplicemente dei nostalgici.
Chi adesso ha 20 anni non ha vissuto gli annni delle riviste e secondo me non glie ne po fregà de meno.(io di anni ne ho 24 e quelle riviste le ho lette "di striscio")
La mia non vuole essere una provocazione, solo che secondo me chi ha vissuto quegli anni non riesce ad essere abbastanza obbiettivo.

@senility
1-Forse hai ragione sul fatto che una rivista dovrebbe dire qualcosa e non essere di semplice intrattenimento.
2-Non ho mai letto Canicola perchè non lo conosco, e qui sta l'altro problema.Riviste e autoproduzioni varie e non hanno visibilità, è il lettore che deve andarsele a cercare, deve spulciare sul web e informarsi da solo sui progetti che stanno per uscire, oppure andare alle fieri e farsi tutti gli "standini".
Ma questo in quanti lo fanno? non abbastanza da far sopravvivere una rivista.
Scusate se mi sono di nuovo dilungato troppo

senility ha detto...

baldassarre non ti preoccupare per canicola, non ti sei perso un granchè...

"Canicola" (10 euro) voleva solo essere un esempio, un altro potrebbe essere "Black" (15 euro) la maggior parte delle storie che ci sono sopra non dicono proprio niente, lasciano con un senso di vuoto disarmante, escludendo quelle semplicemente imbarazzanti. (si capisce che anche per sbaglio ogni tanto qualcosa di buono c'è)

"Brand New" è uguale e non fa neanche finta di dire qualcosa... però li il vuoto è pneumatico, non si lascia la possibilità di dire qualcosa neanche per sbaglio.

io credo che il fumetto come mezzo di intrattenimento abbia eusaurito le sue possibilità mediatiche negli anni sessanta. perchè dovrei intrattenermi con un fumetto quando esiste: la televisione, il cinema, i videogiochi, la pornografia, "le cronache del ghiaccio e del fuoco", Avril Lavigne?

il fumetto di intrattenimento conserva comunque (inspiegabilmente) i suoi spazi, e direi che ne ha anche abbastanza,

insomma, fare una rivista di fumetti di intrattenimento non ha proprio alcun senso.

Anonimo ha detto...

Credo che l'unico modo in cui una rivista di fumetto potrebbe campare è come allegato di un altro giornale, una specie di XL che però parli solo di fumetto

Matta ha detto...

ciao. Mi secca riportare qui il testo, ma per chi volesse saltellare sull'affaire riviste ne ho parlato brevemente anche io, nel mucchio di riflessioni su Comicon di cui al mio blog. E forse sarò cinico come Rrobe...ma credo che io e lui la pensiamo un pò allo stesso modo.

BN o Colore? Il colore ha il suo perchè, e ve lo dice uno che ha zampettato anche su BrandNew. Ma Mono è in BN e ha una sua forte identità e dignità comunque. Non è lo stile di stampa che fa la differenza, ma il PROGETTO che c'è dietro.

Vi aspetto in sala 2 (il mio blogghe) per continuare la discussione. ciao a tutti

Anonimo ha detto...

motivo meglio il mio post precedente.
Perchè i fumetti allegati ai giornali vendono un casino e gli stessi nel loro formato originali non vendono così tanto?
Per prima cosa perchè sono pubblicizzati, seconda cosa perchè se un fumetto è allegato a un quotidiano, per la magica proprietà transitiva acquista credibilità e non è più una cosa da/per bambini.
Per questo una rivista dovrebbe avere alle spalle un ediore grosso (e non editore di fumetti).

Ma io sono pessimista, e secondo e fallirebbe lo stesso :)

S3Keno ha detto...

(Pausa cazzeggiamento):
La mia rivista ideale dovrebbe essere di almeno 128 pagine, ma non costare più di 2 euro.
Dovrebbe avere le copertine dipinte da Bill Sienkiewicz, John J. Muth o Ottokin e sin dal primo numero il progetto grafico e l'art direction di Neville Brody.
Dentro dovrebbe avere le ultime avventure INEDITE del Corto Maltese di Hugo Pratt (non quelle nuove dei francesi, ma proprio quelle scritte e disegnate da lui, che hanno ritrovato tutte acquarellate nel suo studio a Losanna) e - allo stesso modo - i seguiti di "Zanardi nel Medio Evo" e di "Storia di Astarte" di Pazienza. Ma anche l'ultimo capolavoro di Magnus, quello che aveva preparato DOPO il "Tex" per la Bonelli, che nelle sue 240 tavole andrebbe bene anche a puntate.
Dovrebbe avere un paio di fumetti insoliti, tipo nuove storie disegnate da Dave McKean su testi di Frank Miller, che a sua volta invece disegna una nuova saga scritta da Neil Gaiman.
Al suo interno anche pezzi di narrativa e attualità, tipo Alan Moore con racconti brevi e James Ellroy che numero dopo numero intervista le menti oscure contemporanee, cominciando con uno speciale su Carlo Lucarelli e Roberto Saviano in cui li smutanda!!!
Ah, dimenticavo: dovrebbe avere anche una rubrica sui manga, anzi sull'influenza dei manga nei nostri adolescenti, curata da Jessica Alba che - di persona (anche allo stand, durante le fiere) - risponde allo loro domande pruriginose, esorcizzando tutte quelle psicosi per cui ci si ammazzano di seghe sopra!!!
Yeah...

:A: ha detto...

La rivista "da fare"?

Penso da editore:
1) per il target adolescente femminile una sorta di "Cioè" con i fumetti per ragazzine in stile shojo manga/Winx.

2)Per un target maschile adulto una specie di Max/GQ con fumetti action pieni di fighe formose e automobili ultimo modello. Una rivista tamarra dura e pura.

3) Il target maschile adolescente non legge, gioca ai videogiochi (OK, anche parte del target maschile adulto), quello femminile adulto non saprei a che tipo di fumetti potrebbe essere interessato.

4) Formato: tutto colori, foliazione altissima, ALMENO la metà pagine pubblicitarie (stiamo sempre parlando di ipotesi realistica).

5) Fumetti: chi li fa? Quasi esordienti che vengono pagati solo per la prima edizione su rivista. UN nome famoso "nel nostro settore" giusto per attirare pubblico specializzato. Al pubblico generalista fregherà poco dei nomi: ricordate che la gente non sa chi scrive Dylan Dog ogni mese e soprattutto NON gli interessa.

6) Discorsi sulla condivisione di valori, etc...non hanno niente a che fare col mondo dell'editoria e col mondo reale in generale. L'unica cosa che va condivisa è il target, il resto viene da sè, fumetti E contenuti redazionali.

Marketing speaking, of course.

S3Keno ha detto...

>"Discorsi sulla condivisione di valori, etc... non hanno niente a che fare col mondo dell'editoria e col mondo reale in generale. L'unica cosa che va condivisa è il target, il resto viene da sè, fumetti E contenuti redazionali."

Dio, Barone, che tristezza.
Se la pensassi davvero come dici tu, cambierei lavoro. Cazzo, lasciateci almeno un paio di sogni!!!

senility ha detto...

mi sembra che barone abbia fatto un analisi realistica.

...somiglia anche alla rivista che mi sembra desiderino Ottokin e Rrobe.

e se non si fosse capito, io non la comprerei.

S3Keno ha detto...

Avetre capito, Roberto e Paolo?
Dalle vostre parole, alcuni partecipanti (come Senility) stanno capendo che vorreste una rivista strapatinata, fighetta, superficiale e piena zeppa di pubblicità ;)

Fabio D'Auria ha detto...

Una rivista tutta bianco&nero non funzionerebbe, e non lo dico per tirare acqua al mio mulino, semplicemente avrebbe il sapore del "stiamo risparmiando"...

Gli adolescenti maschi leggono, ho lavorato due anni in una fumetteria, e la clientela era molto eterogenea, solo donne sopra i 40anni andavano scemando (troppo prese da altri impegni giustamente).
C'erano molte fazioni, questo si, e molte per preconcetti, chi compra comics non sempre ama il fumetto ("in bianco e nero non riesco a leggerli"), e chi legge manga non ama i comics ("io 20pagine alla volta mi rompo")...
Altri "fazionari" sono i bonelloidi, qui il target si alza un pò, ed i lettori di "fumetto italiano" guardano male sia a manga che comics...

Sono estremizzazioni, ma puntare in una sola direzione taglierebbe via il resto dei lettori...

I mangofili vogliono l'azione, vogliono le "botte" tra un fumetto e l'altro giocano alla play.
Sempre "generalizzando" ho notato che in genere chi legge comics è più "studioso" di chi legge manga, per una diversa concezione del mezzo. Certo non è che il comics medio sia più "alto" del manga medio, ma il preconcetto di "manga=infantile" nell'adolescente "erudito" ha i suoi effetti.

Ragazze che leggono comics quasi non esistono, tutte shojo e qualcuna bonelli (johndoe&l'insonne), quasi tutte vivono "in un mondo di rose fiorito", e anche a 35anni leggono Nana e I cortili del cuore...
Le più ardite escono dalla massa con qualche shonen, ma nulla di troppo violento...

(chiudo che sto dilagando)

Fabio D'Auria ha detto...

uff... diVagando...
(era meglio se continuavo le scuole asd)

senility ha detto...

RRobe ha detto...

"Da lettore?
Vorrei una rivista oscenamente catchy.
Patinata, di grande formato, coloratissima, con un botto di pagine e articoli ben scritti ma aggressivi e provocatori.
Vorrei che il fumetto ci "splendesse" dentro come se fosse una rivista di moda ma che l'attitudine fosse quella di un 2000 Ad, di un Heav Metal o di un Frigidaire dei tempi belli.
Ecco, vorrei un Frigidaire fighetto e commerciale. "

ottokin ha detto...

"Rrobe

ci avrei scommesso che da lettore ne vorresti una così e per la prima volta ti dico che sono d'accordo con te, ANCH'IO LA VOGLIO COSI'..."


...ma qualcuno legge prima di scrivere?
mi sento solo.

senility ha detto...

naturalmente è impossibile fare una rivista come vogliono loro senza che metà delle pagine siano pubblicità, ed è impossibile avere un atteggiamento Frigideriano con metà delle pagine pubblicitarie, visto che la prima cosa da scrivere sarebbe che metà degli inserzionisti sono fascisti figli di puttana.
e ha chi paga di solito non piace essere chiamato fascista figlio di puttana.

...a meno che voi non riteniate Rolling Stone una rivista dura e provocatoria...

ottokin ha detto...

Allora, premesso che secondo stiamo uscendo fuori tema e che credo che chi più chi meno abbia detto la sua, vorrei capire se nel caso di una rivista di fumetti la pubblicità possa dare fastidio e quanto. Parliamoci chiaro io non credo che esista un editore che pubblichi una rivista di fumetti e cose ad esso legate per il solo piacere di farlo senza volerci guadagnare qualcosa (se non perdere), quindi a meno che non cambiano le cose in prossimità del futuro, credo che il mezzo migliore sia la pubblicità.
Sento dire di un GQ dei fumetti? vale a dire? 160/200 pagine ricche ricche di fumetti, con autori importanti articoli e tutto il resto (magari un po meno minchione di GQ) ma che purtroppo ha dentro un tot di pagine di pubblicità? OK per me va bene! benissimo! non so' sarà che io da grafico (a volte pubblicitario) non ci trovo nulla di strano anzi.
La pubblicità è la principale fonte di sostentamento della stragrande maggioranza dei giornali esistenti, Frigidaire non aveva pubblicità perchè voleva avere una propria linea editoriale? Infatti ha chiuso, non prendiamoci per il culo i soldi non sono eterni, la gente legge poco e la pubblicità serve! Punto e basta.

Pennso a Niccolò ad esempio, mi spaice per lui, ma non credo che Nicola Pesce lo sosterràà economicamente all'infinito se Motel non dovesse vendere alla fine anche il Signor Pesce chiuderà cinicamente il rubinetto no?

Che possa piacere o no la pubblicità serve e se dovesse servire a migliorare la pqualità della rivista, della stampa e dei contenuti per ma ve benissimo.

senility ha detto...

no,no ma infatti.

Mastro Alberto Pagliaro ha detto...

su frigidaire c'era la pubblicità.
ne ricordo alcune illustrate da scozzari e liberatore.
io personalmente non mi farei grossi problemi.
La pubblicità e tutto il lavoro di ricerca che spesso ci sta dietro lo trovo molto interessante.
vi consiglio di andare su:

http://sdz.aiap.it/home.php

ciao

ottokin ha detto...

Mastro che fai mi riconsigli i link che avevo già messo io in evidenza (leggi il post sul logo "zucchina" e quello sul "partito democratico").

Comunque hai ragionissimo, il punto è anche quello di fare ricerca, ma non solo nella pubblicità, ma anche nel fumetto.

Niccolò Storai ha detto...

Otto, non è che io sono un eccezione, Motel, come qualsiasi altra cosa deve vendere altrimenti chiude.

Mastro Alberto Pagliaro ha detto...

io ho scritto: "vi consiglio di andare su:" e non: "ti consiglio di andare su"
:-)

:A: ha detto...

Sk3no, chettedevodì? L'editoria è un'industria. Alla fine del giorno, bisogna produrre utili.
Secondo me (opinione personale, e spero di venire smentito) l'idea di una rivista che nasca da un comune progetto artistico e magicamente faccia la milionata di copie (ma anche 100.000, di copie) è una pia illusione.
Esempio cinematografico. Se si vuole fare un film, ci sono due strade: il compromesso hollywoodiano e le produzioni "indie".
Anche in quel caso vale la regola "Più soldi in ballo=più compromessi" (più soldi in ballo=più rischio economico=prodotto il più possibile mass-market per ridurre il rischio economico).
Se si vuole creare un prodotto di massa è il presupposto di partenza che cambia. Non artistico, ma economico (crea profitto o no? E se non lo crea...perchè mai andrebbe fatto?).
Non è triste, è la realtà.
Ammiro gli indipendenti, ma personalmente se potessi fare fumetti che arrivano a centinaia di migliaia di persone ogni numero...sceglierei la seconda ipotesi. Chi vuole conservare la sua integrità artistica può continuare ad autoprodursi, non sono discorsi in conflitto.

Senility, tu sei un lettore "colto" se sei qui e partecipi alla discussione, quindi giustamente sei fuori target. Tutto torna. ;-)

senility ha detto...

quello che io spero tutti voi possiate capire è che una rivista come gq, o rolling stone, o cosmopolitan è solamente pubblicità, tutto quello che c'è tra una pubblicità e l'altra è pubblicità che fa finta di essere un articolo.

che poi l'articolo tratti di musica, pompini o testate nucleari non fa nessuna differenza.

se ci mettete dei fumetti tra una pubblicità e l'altra non fa nessuna differenza. l'importante è che il protagonista sia vestito D&G.

il sistema più realistico per far lavorare disegnatori e sceneggiatori è sicuramente quello di fare una rivista di questo tipo: comixpolitan.
ma sarà una rivista di pubblicità, non di fumetti.

S3Keno ha detto...

>"Sk3no, chettedevodì? L'editoria è un'industria. Alla fine del giorno, bisogna produrre utili. Secondo me (opinione personale, e spero di venire smentito) l'idea di una rivista che nasca da un comune progetto artistico e magicamente faccia la milionata di copie (ma anche 100.000, di copie) è una pia illusione."

1) Non si parlava di una rivista che dovesse vendere un milione di copie, ma di una rivista sul tema "come forremmo che fosse"... quindi - almeno sulle chiacchiere piacevoli di 'sto tipo - non mi piace questo cinismo produttivo alla nasci/produci/muori, dato che ci abbiamo a che fare tutti i giorni.
Proprio perchè lavoriamo nell'editoria.

>"Se si vuole creare un prodotto di massa è il presupposto di partenza che cambia. Non artistico, ma economico (crea profitto o no? E se non lo crea...perchè mai andrebbe fatto?).
Non è triste, è la realtà."


2) NON vogliamo creare un prodotto di massa, qui nessuno l'ha detto: in questa tavola rotonda vogliamo creare una BELLA rivista, che è ben diverso.
Quindi anche "artistica", visto che non è con lei che dovremmo campare.

>"Ammiro gli indipendenti, ma personalmente se potessi fare fumetti che arrivano a centinaia di migliaia di persone ogni numero...sceglierei la seconda ipotesi. Chi vuole conservare la sua integrità artistica può continuare ad autoprodursi, non sono discorsi in conflitto."

3) Appunto. Fare una cosa non significa necessariamente non poter fare l'altra (vedi l'esempio di Rrobe). Posso dedicarmi ad un progetto commerciale mainstream ben pagato, ad alta tiratura, con cui vivo (tipo lavornado in Bonelli) e - allo STESSO tempo - dedicarmi ad un progetto assolutamente indipendente come una rivista fatta con amici/autori con una VISIONE alla base, un'affinità di gusti e passioni, un'idea, uno sfogo creativo, che venda quel tanto che basta per andare avanti col numero successivo.

:A: ha detto...

Avevo capito che la domanda fosse: "Come fareste voi una rivista oggi?" e ho risposto.
IO la farei così. Tentando di arrivare a un pubblico di massa.

Se invece di pensare da addetto al marketing, provo a pensare da lettore, temo di fare parte della categoria "lettori fighetti". Vorrei sperimentalismo contenutistico e grafico, senza che i fumetti sfocino nell'illustrazione con didascalia che è diventato tanto fumetto "colto" (posso dire "graphic novel" o qualcuno si incazza?).
Una specie di "Vertigo Presenta" realizzato da autori italiani, diciamo, con alternanza di storie autoconclusive (soprattutto per testare autori nuovi) e ongoing series.
I contenuti redazionali mi annoiano a morte, mi interesserebbero al massimo i retroscena "tecnici" sulle storie (i post di Diego sul suo ultimo Dampyr erano interessantissimi), altrimenti se ne potrebbe fare a meno.
E farei in modo che si possa scaricare in versione PDF da internet uno o due mesi dopo l'uscita cartacea, a 0,99 euro.

Sergio Algozzino ha detto...

ho detto anke io la mia:
http://foolys.splinder.com/

volete ke la reincolli qui? forse è troppo specifica, quindi nn lo faccio per questo...

Anonimo ha detto...

La oubblicità ci può stare benissimo in una rivista di fumetti, ma in ogni caso devi fare i conti con le vendite. Nessuno tira fuori soldi per farsi pubblicità su una rivista che non legge nessuno

Mr.Atomico ha detto...

Aridaje, "Motel" è una piccola rivista con ambizioni di vendita che non vanno oltre le mille copie, ma che per sopravvivere ne bastano 350. E' una rivista per fumetteria,per cui non mi sembra il caso di usarla sempre, e in questo caso a sproposito, come esempio negativo (bastonando più del dovuto il povero Niccolò).
Detto questo, intravedo un certo declino nella discussione... pubblicità si-pubblicità no, colore si-colore no... sono tutti falsi problemi. Pagliaro mi sembra quello che sulla pubblicità ha le idee più chiare. Sull'insistenza del colore, per me, è pura fuffa: cosa facciamo se ci arrivano i nuovi Munoz,i nuovi Magnus, i nuovi Toth, i nuovi Burns... li rimandiamo a casa?

Fabio D'Auria ha detto...

Io dalla mia dicevo solo che "tutto" BN non funzionerebbe...

Il colore non deve essere un obbligo, il colore nasce con la storia e non come "accessorio"...

Se una storia è BN si fa in BN, ma se una è a colori non la si sbianca perchè la rivista la "voglio" in BN.

ottokin ha detto...

Perissi, guarda che stavolta il mio commento era positivo su Motel, magari era solo un esempio, ma era positivo, volevo dire che è abbastanza logico che se arriva la Lewis e la Diesel e da un tot. di mila euro a Niccolò per fare la rivista lui mica rifiuta in nome di un etica imprecisata no? tutto qui.

Per il resto la polemica bianco e nero VS colore è anche giusta,
spesso mi sono chiesto cosa mi piaccia di più e egocentricamente, da grafico mi piacerebbe affrontare una sfida come quella di fare una rivista completamente in bianco e nero (per scelta) e non farla sembrare al "risparmio".

Nel pensare a questo mi sono anche dato delle regole, ad esempio credo la farei senza toni di grigio completamente in NERO e BIANCO.
Ma sono opinioni.

Mr.Atomico ha detto...

E infatti il discorso sul "risparmio" è ridicolo.
I più grandi fumettisti sono QUASI tutti autori di fumetti in bianco e nero.
Sul discorso "Motel" e Niccolò, soprassediamo, ma ricordiamoci sempre quello che è, senza tirare in ballo figure editoriali che chiuderebbero i rubinetti se...
Non è il caso di "Motel" e di Nicola Pesce, e neppure del tutto responsabilità di Niccolò.
Il mercato e la distribuzione ammazzano spessissimo anche cose egrege, pubblicità o meno al loro interno.

ausonia ha detto...

a volte le cose più semplici sono quelle più difficili da spiegare.
son contento del post di fabio. grazie. magari ora il perissi ha capito quello che volevamo dire.

aggiungo (per quelli che proprio ancora non avessero capito) che una rivista a colori ti permette di ospitare anche storie in b/n (un josé muñoz, ad es.). mentre non è possibile il contrario.
mi sembrava facile da capire.

quindi: mi piacerebbe una rivista a colori perché lascia totale libertà espressiva agli autori.

la rivista che propone ottokin in b/n senza scala di grigio ha un senso se si sa perché la si fa. quella dovrebbe avere davvero un tema o dei presupposti per giustificare una scelta così radicale.
ma (da grafico e da autore) penso anche che l'anima di una rivista non possa partire da una scelta grafica. ma da ben più interessanti presupposti.

all'addetto al marketing dico: ne ho piene le scatole di addetti al marketing.
rendono tutto così... mediocre.
se era per gli addetti al marketing il mio pinocchio non sarebbe mai uscito perché dicevano che una copertina fotografica non avrebbe favorito l'acquisto dell'albo da parte di lettori amanti degli albi alla francese.
e invece il mio pino sta vendendo talmente bene da oscurare prodotti simili pensati insieme a "esperti di marketing"...
e di p-hpc (che è un fotoromanzo molto sperimentale) mi dicevano che non avrei mai trovato un editore pronto a imbattersi in una tale scommessa.
e invece l'editore c'è e ci crede tantissimo.

gli esperti di marketing non hanno capito una cosa fondamentale: che i lettori si sono rotti i coglioni di sentirsi solo consumatori da ingannare.
i fumetti non sono solo beni commerciali ma beni culturali. e spesso gli esperti di marcheting di cultura ne hanno poca se credono che il fumetto possa essere commercializzato come si fa con le patatine...

esperti: andate a cagare.

S3Keno ha detto...

eh eh eh...

Niccolò Storai ha detto...

Bravo Ausonia, mi hai fatto venire in mente Battiato quando canta " mandiamogli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura".
Non sempre ma molto spesso questa gente danneggia tutto quello che tocca.
In questa categoria ci infiliamo tranquillamente gli esperti di marketing.

DIFFORME ha detto...

già che ci siamo mandiamo in pensione anke battiato....

ottokin ha detto...

Bravo Ausonia, sopratutto bravo perchè sei riuscito a trovare nel mondo del fumetto degli adetti al marketing, io (ma magari sono sfigato) ho conosciuto solo gente che ci si atteggiava (e nel peggiore dei modi), per il resto sacrosanto il discorso che hai fatto.


Credo che se nessuno ha molto altro da dire, di serio intendo possiamo tranquillamente chiudere questo dibattito no? Spero sia servito un po' a tutti per capire cosa è il fumetto sotto forma di rivista e dove sta andando... eh già, dove sta andando?



GRAZIE A TUTTI

PS x S3keno il traffico è aumentato e anche i commenti sono andati oltre i 60!
AHAHAHAH...

S3Keno ha detto...

Ecco, appunto ;)

ausonia ha detto...

ma infatti... hai ragione... anche i miei si atteggiavano. :)

:A: ha detto...

All'addetto al marketing dico: ne ho piene le scatole di addetti al marketing. rendono tutto così... mediocre.
Dipende dall'obiettivo che ti viene dato. Se ti si chiede di creare un prodotto di massa, lo fai di massa. Se vuoi creare un prodotto d'elite, lo crei d'elite.
Dipende da quello che ti chiede il committente. L'obiettivo è che alla fine del giorno ci sia un guadagno. Cosa vera per ogni tipo di prodotto, anche per i prodotti cosiddetti "artistici".

se era per gli addetti al marketing il mio pinocchio non sarebbe mai uscito perché dicevano che una copertina fotografica non avrebbe favorito l'acquisto dell'albo da parte di lettori amanti degli albi alla francese.
e invece il mio pino sta vendendo talmente bene da oscurare prodotti simili pensati insieme a "esperti di marketing"...

Esistono "esperti di marketing" nel mondo del fumetto italiano? Interessante...
A quanto ne so io, a parte la Panini e la Disney, non credo che nelle altre case editrici nostrane esista la figura.

e di p-hpc (che è un fotoromanzo molto sperimentale) mi dicevano che non avrei mai trovato un editore pronto a imbattersi in una tale scommessa.
e invece l'editore c'è e ci crede tantissimo.

Anche qui: ma con chi hai parlato? Chi sono questi "esperti"? Come dici qualche post dopo, questa non era gente che sapeva di cosa parlava, era gente che si atteggiava. Marketing nel fumetto italiano semplicemente NON SE NE FA. Si tira qualcosa contro il muro e si spera che resti attaccato.

gli esperti di marketing non hanno capito una cosa fondamentale: che i lettori si sono rotti i coglioni di sentirsi solo consumatori da ingannare.
i fumetti non sono solo beni commerciali ma beni culturali. e spesso gli esperti di marcheting di cultura ne hanno poca se credono che il fumetto possa essere commercializzato come si fa con le patatine...

Mamma mia...
Un consumatore non va "ingannato". Di un consumatore interessa che compri.
E nessuno pensa che fumetti e patatine siano paragonabili, se qualcuno lo pensa è un PESSIMO addetto al marketing.
Infatti il prodotto culturale viene promosso con mezzi diversi da altro tipo di prodotto.
Ma sempre di un PRODOTTO si tratta.

esperti: andate a cagare.
Io purtroppo non sono un esperto, ma un semplice addetto. In ogni caso, SE ti riferivi anche a me, ricambio.

Mr.Atomico ha detto...

Ausonia, ok, ho capito... mi sa che il discorso era partito male (dal precedente post), ora il tuo punto di vista mi appare decisamente chiaro, e non posso che concordare... non a caso ho tirato in ballo "Frigidaire", che come sai era più del 60x100 a colori. Ora ci sarebbe da discutere la distribuzione, perchè proprio non vedo come si possa fare, economicamente intendo, una rivista in the colors per fumetterie. Sognare è bene, realizzare è meglio, e su questo, sono convinto, siamo tutti d'accordo.

brian-GraphiCat ha detto...

la mia rivista che comprerei sempre
anche se costa 19 euri al mese

GRAFICA curata da thedesignersrepublic, all` inizio .
ma la grafica deve cambiar TOTALMENTE ogni sei mesi

colore o bianco e nero?
il b/n TOTALE un numero ci puo` stare, per scioccare i lettori e risaltare nelle edicole, dove tutto e` a colori, cosi` la copertina risala per contrasto

AUTORI FAMOSI O NO?

Della gente che conosco, 2 persone sanno chi scrive fumetti, o li disegna, anche se leggono tanti fumetti, si a nomi famosi quindi, ma anche esordienti, anzi, molti esordienti.

L`importante e` fare storie fatte per essere a puntate e storie fatte per essere singole, ma non spezzettare le storie singole , sono d`accordo con la teoria del cliffhangher alla fine di ogni episodio delle storie a puntate/

REDAZIONALI
una pagina di vittorio zucconi, e la posta deve essere in stile PKNA della disney italia.

la rivista deve fare un po` come PK o TheGamesMachine, e farti sentire parte di un gruppo, che sia mainstream o no.

brian-graphicat

ausonia ha detto...

ci vediamo a torino, gente! spero... :)

Anonimo ha detto...

perissi, ma quanti anni hai? 95?

Giorgio Spada

Mr.Atomico ha detto...

Ne ho meno della metà, ma ti mangio in testa lo stesso.

Emi ha detto...

Mi riallaccio all'intervento di Adriano Barone, quando cita la Disney.
La Disney è il regno incontrastato della "marketingcrazia", sono lontani i tempi dei vari Capelli e Gentilini.
E infatti in questi ultimi anni sono passati da più di 25 collane mensili a... boh, quante? tre? e gli autori di un certo calibro sono scappati.

Il marketing serve, la grafica è importante, ma quando mancano le persone preparate in editoria a fumetti...